Welcome to Fungaioli Siciliani!

Vademecum Del Fungaiolo

  Questo vademecum  ha lo scopo di sensibilizzare i “fungaioli siciliani” esperti e non alle problematiche inerenti

allo scorretto  uso ed utilizzo delle risorse delle nostre montagne.

Altresì  come guida  tascabile con numeri telefonici utili e per riconoscere  i principali funghi  e frutti del sottobosco

e i metodi corretti per la loro raccolta .

Vi sono inseriti anche consigli su situazioni che si possono verificare  in montagna,consigli sulla conservazione ed

alcune norme di pronto soccorso

Le schede micologiche sono state redatte dal micologo R.Pagano le altre informazioni sono state tratte da siti web specialistici

  Indice 

-I funghi più raccolti nel territorio Etneo

Boletus edulis

Boletus aereus

Boletus aestivalis

Amanita caesarea

Macrolepiota procera

Boletus impolitus

-Le principali specie tossiche

Amanita phalloides

Amanita verna

Amanita muscaria

-I Boleti a pori rossi(Mussi Voi)

Boletus erythropus

Boletus luridus

Boletus rhodopurpureus

Boletus rhodoxanthus

-Cosa fare in caso di:

puntura di zecca

perdita dell'orientamento

incidente

morso di vipera

temporale improvviso

la nebbia

incendio

puntura di insetti

processionaria

-Consigli per la raccolta

-Avvertenze sul consumo dei funghi

Consigli per la conservazione dei funghi

Cos’è il BOTULINO

-Indirizzi Utili

 

I FUNGHI più RACCOLTI NEL  TERRITORIO ETNEO

 

Diverse e numerose sono le specie di funghi raccolti sulle pendici del nostro vulcano. Alcune, oltre ad avere un interesse meramente culinario, presentano una importanza non irrilevante per le economie locali. Di seguito riportiamo soltanto alcune delle specie più ricercate ed apprezzate, dando, per ognuna di loro, una sommaria descrizione. Quanto sarà successivamente detto ha lo scopo di dare un idea generale di quali sono i caratteri macroscopici tipici e più facilmente identificabili dal raccoglitore neofita. Si fa comunque affidamento al buon senso di ciascuno di voi,  invitando tutti a non giocare al “raccoglitore di funghi” e soprattutto a consumare gli stessi solo dopo un accurato controllo da parte di un esperto micologo.

Delle quattro specie comunemente denominate “porcino” soltanto tre crescono e vengono normalmente raccolte sull’Etna. Queste sono:  

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Nome scientifico: Boletus edulis Bull.:Fr

.

Nome italiano: Porcino.            

Nome siciliano: Testa di fau.

Cappello da 5 a 25 cm, molto carnoso, sodo, prima emisferico poi convesso; cuticola spesso untuosa o appena viscosa, piuttosto rugosa, raramente liscia, di colore variabile da nocciola a beige a bruno più o meno scuro. Tubuli facilmente asportabili, da bianchi a giallastri, infine verdognoli. Pori bianco-grigi, giallo-verdastri a maturità. Gambo 5-15 x 3-6 cm, generalmente obeso, sodo, pieno, di colore dapprima bianco poi nocciola fino a bruno, ricoperto in gran parte da un fitto reticolo biancastro.  Carne soda e compatta nel giovane, poi molle nell’adulto, bianca, appena brunastra-rossastra per qualche millimetro sotto la cuticola, immutabile all’aria, odore fungino, sapore dolciastro. Cresce generalmente sotto latifoglie (prevalentemente faggio e castagno).

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Nome scientifico: Boletus aereus Bull.:Fr.

Nome italiano: Porcino nero. 

Nome siciliano: Testa niura.

Cappello da 5 a 25 (30) cm, molto carnoso, sodo, prima emisferico e poi convesso; cuticola normalmente asciutta, non viscosa nemmeno a tempo umido, finemente tomentosa nei giovani esemplari, di colore tipicamente marrone scuro fin quasi al nero. Tubuli a lungo bianchi, poi giallastri, infine verdognoli. Pori da bianchi a giallo-verdastri. Gambo 7-15 x 3-10 cm, duro, massiccio, da obeso a bulboso a cilindrico, di colore ocra o bruno ocra, ricoperto nella parte superiore (fino a 2/3) da una fine reticolo, concolore al gambo stesso. Carne soda e compatta sia nel giovane sia negli esemplari adulti, bianca, non colorata sotto la cuticola, immutabile all’aria, odore e sapore gradevoli.

Cresce sotto latifoglie (prevalentemente quercia e castagno), dall’estate all’autunno. Contrariamente al B. edulis predilige gli ambiente più termofili.

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Nome scientifico: Boletus aestivalis (Paulet)Fr.

Nome italiano: Porcino.

Nome siciliano: Testa russa.

Cappello da 5 a 20 cm, carnoso, sodo, poi molle, emisferico poi convesso; cuticola finemente vellutata, mai viscosa, a volte screpolata con il tempo secco, di colore uniforme, assai variabile, dal nocciola all’ocra al bruno più o meno scuro. Tubuli bianchi, poi giallastri infine verdognoli. Pori dello stesso colore dei tubuli. Gambo 5-20 x 4-8 cm, carnoso e robusto, di forma variabile, obeso, cilindrico, spesso incurvato, a volte radicante, di colore dal nocciola pallido al bruno, ricoperto fin quasi alla base da una fine reticolo dello stesso colore dello sfondo. Carne soda e compatta nel giovane poi molle, bianca, appena brunastra sotto la cuticola, immutabile all’aria, odore e sapore gradevoli.

Cresce preferibilmente nei boschi caldi di latifoglie (castagno, quercia, nocciolo), dalla primavera all’autunno

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Nome scientifico: Amanita caesarea (Scop.:Fr.) Pers.

Nome italiano: Ovulo buono.

Nome siciliano: Funciu d’ovu.

Cappello da 8 a 20 cm, carnoso, prima emisferico poi ovoidale, infine espanso, fin da piccolo con evidenti striature al margine, di un bel coloro rosso arancio o giallo arancio. Lamelle fitte, libere (non toccano il gambo), di colore giallo dorato. Gambo da 8 a 15 cm, carnoso, giallo come le lamelle; anello membranaceo, lungamente striato, giallo. Volva ampia, alta, a sacco, libera dal gambo, bianca. Carne bianca, gialla lungo la linea perimetrale. Cresce soprattutto sotto castagni e querce in zone calde. Estate – autunno. Si ricorda che è vietata la raccolta del fungo giovane, cioè quando si presenta ancora sotto forma di uovo, tanto per motivi ecologici che sanitari. Infatti in questo stadio di crescita le spore non sono state ancora liberate, ma soprattutto, può essere confuso con la mortale Amanita phalloides. 

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Nome scientifico: Macrolepiota procera (Scop.:Fr.) Singer

Nome italiano: Cappellino, mazza di tamburo.

Nome siciliano: Funciu i coppu.

Cappello da 10 a 25 (30) cm, dapprima ovoidale o quasi sferico, alla fine aperto, con ambone centrale, di colore brunastro, rivestito da larghe squame irregolari più scure.

Lamelle numerose, fitte, irregolari, bianche con riflessi carnicini. Gambo slanciato, lungo fino 30 – 40 cm, cilindrico, cavo, fibroso, bulboso alla base, ornato da zebrature brunastre. Anello doppio, vistoso, quasi carnoso, tipicamente scorrevole lungo il gambo. Carne fibrosa nel gambo, tenera nel cappello, bianca, pressoché immutabile o leggermente arrossante all’aria. Odore e sapore di nocciola.

Ubiquitario e molto comune. Estate – autunno.  

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Nome scientifico: Boletus impolitus Fr.

Nome siciliano: Funciu d’ogghiu

Cappello da 5 a 15 (20) cm, emisferico poi aperto, granuloso-feltrato, di colore giallastro-bruno-olivaceo più o meno chiaro; pori piccoli, rotondi, giallo-solforino poi verdognoli, non viranti al tocco; tubuli da giallo oro a giallo olivastro.

Gambo 5-15 x 2-5 cm, inizialmente obeso poi allungato, senza reticolo, di colore giallo-biancastro, sovente macchiato di rosso alla base.

Carne da bianco a giallo pallido, mai virante all’azzurro, rosata sotto la cuticola del cappello; odore tipico di fenolo. Cresce nei boschi di latifoglie. Estate-autunno

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Oltre alle specie particolarmente pregiate, purtroppo, ve ne sono tante altre che possono essere tossiche o addirittura velenose e/o mortali. E’ importante saperle riconoscere e soprattutto evitare categoricamente di raccoglierle.

Nome scientifico:  Amanita phalloides (Vaill.:Fr.) Link

Nome Italiano: tignosa verdognola.

Cappello: 4-15 cm, emisferico, poi piano, viscoso con il tempo umido, di colore generalmente verde-giallastro, olivastro, percorso da fibrille scure, innate, disposte radicalmente, margine liscio. Lamelle fitte, libere dal gambo, bianche. Gambo slanciato, attenuato verso l’apice, di colore bianco, spesso decorato da zebrature più o meno verdastre. Volva membranacea, ampia, libera all’orlo, bianca. Anello consistente, ampio, cascante, persistente, bianco. Carne bianca, leggermente colorata sotto la cuticola del cappello, odore quasi nullo, poi sgradevole in vecchiaia. Sapore non significativo. Molto comune sotto latifoglie, ma presenta anche sotto aghifoglie. Estate- autunno. L’ingestione, anche in piccole quantità, provoca avvelenamenti in molti casi mortali

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Nome scientifico:  Amanita verna (Bull.:Fr.) Lamarck

Nome Italiano: tignosa di primavera.

Cappello: 3-8(10) cm, emisferico, poi piano, leggermente viscoso, di colore bianco, margine liscio. Lamelle molto fitte, libere dal gambo, bianche. Gambo cilindrico, leggermente ingrossato verso la base, di colore bianco. Volva membranacea, a sacco, bianca. Anello poco consistente, bianco. Carne bianca, odore non distinto, poi sgradevole in vecchiaia, senza sapore particolare. Abbastanza diffusa sotto latifoglie, ma presenta anche sotto aghifoglie. Prevalentemente a crescita primaverile ma la si può trovare anche a inizio estate.

Come l’A. phalloides , l’ingestione, anche in piccole quantità, provoca avvelenamenti in molti casi mortali

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Nome scientifico:  Amanita muscaria (L. : Fr) Pers.

Nome Italiano: ovulo malefico, ovolaccio.

Cappello: 5-15 (25) cm, globoso da giovane, appianato-disteso da adulto,  margine finemente striato soprattutto negli esemplari adulti; cuticola liscia, asportabile, vischiosa con tempo umido, quasi sempre cosparsa di verruche bianche più o meno numerose, quasi piramidali, di colore rosso-arancio, rosso vivace, rosso scarlatto. Lamelle libere, fitte, bianche, talvolta con sfumatore giallo-crema. Gambo: 8-20(25) x 1-3,5 cm, cilindrico, attenuato all’apice, pieno, leggermente fioccoso, poi midolloso, semi-cavo, liscio, bianco, base bulbosa ornamentata da cercini concentrici di verruche biancastre residuati dalla dissociazione del velo generale; anello ampio, membranoso, persistente, bianco orlato da fioccosità bianco-giallastre. Carne soda, bianca con sfumature giallo-arancio sotto la cuticola del cappello. Odore nullo, sapore mite. Cresce sotto latifoglie e aghifoglie, su terreno prevalentemente acido. Tossico  

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Boleti a pori rossi

 

Sono diverse le specie appartenenti al genere Boletus che presentano dei pori di colore rosso più o meno intenso.

Ne ricordiamo soltanto alcuni dei più comuni che spesso vengono facilmente confusi tra loro: Boletus luridus Sch.:Fr. e Boletus erythropus Pers. (comunemente chiamati Muss’i voi), Boletus rhodopurpureus Smotlacha, Boletus rhodoxanthus (Krombhlz) Kallenbach, etc. (comunemente chiamati Funciu lardaru). Ognuno di loro ricordiamo che sono tutti da considerare non commestibili o tossici soprattutto se consumati crudi o poco cotti. Tuttavia vengono tradizionalmente consumati dopo particolari trattamenti e una lunga cottura. 

 

(*****)Commestibilità/Tossicità


Certamente molto velenoso da crudo, ma anche se ben cotto può causare in alcuni soggetti, particolarmente sensibili, disturbi gastrointestinali. Alcuni autori lo danno come commestibile dopo lunga prebolitura, ma è consigliabile astenersi dal consumarlo, perché la prolungata cottura non contribuisce certamente a migliorare le sue qualità gastronomiche e sicuramente perchè si tratta di un fungo a cui guardare sempre con forte sospetto di rischio tossicologico.

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   Boletus erythropus

Cappello emisferico pulvinato, poi convesso appianato, cuticola adnata, vellutata negli esemplari giovani poi glabra e screpolata con tempo molto secco, colore marrone olivastro.

Imenio: tubuli leggermente arrotondati al margine del cappello, gialli, poi olivastri. Pori piccoli arrotondati o leggermente angolosi, prima giallastri poi rosso aranciati, virano al tocco.

Gambo cilindrico flessuoso irregolare, appuntito verso la base, colore giallo, ricoperto quasi completamente da punteggiature rosse, toni bruni alla base del gambo.

Habitat: boschi di latifoglie, ma anche aghifoglie, fine estate.

Commestibilità:

commestibile da cotto (*** vedi nota)

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 Boletus luridus Sch.:Fr

Cappello: 8-15 cm, emisferico, poi convesso o guancialiforme; superficie finemente vellutata, generalmente di colore giallo ocraceo, ma anche con tonalità più olivastre o rossastre.

Imenoforo: tubuli giallo-olivastri, viranti al blu; pori arancio mattone, minuti, di colore più sbiadito, giallastro o giallo-olivastro con la maturazione, viranti al blu-nerastro al tocco.

Tubuli: .

Gambo: 8-15 × 3-5 cm, ocra-giallastro, più scuro, anche con tonalità vinose alla base, coperto da un reticolo a maglie allungate arancio-rossatro.

Carne: soda, giallastra, fortemente virante al blu alla sezione; arancio sotto i tubuli. Sapore e odore non significativi.

Habitat: soprattutto boschi di latifoglie, spesso in luoghi erbosi.

Commestibilità:

commestibile da cotto (*** vedi nota)  

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 Boletus rhodopurpureus

Cappello
5-25 cm di diametro, emisferico poi convesso, carnoso e spesso. Orlo involuto poi disteso che rimane eccedente nell'adulto. Cuticola inizialmente leggermente vellutata poi liscia, lucida (specialmente a tempo umido), difficilmente separabile, di colore giallo chiaro ma ben presto giallo-rosa, rosa intenso, carminio, rosso cupo o bruno porpora. A maturità completa il colore è molto carico rosso-bruno-nerastro.
Tubuli
Poco alti, più corti presso il gambo dal quale sono liberi o appena appoggiati. Dapprima di un bel colore giallo, poi bruno oliva, bluastri al tocco. Pori piccoli, rotondi o poco angolosi, dapprima gialli ma presto di un bel rosso vivo, scarlatti e diventano bluastri al minimo tocco.
Gambo
15-20 x 4-8 cm, ovale o piriforme poi più o meno cilindrico ma sempre un po’ bulboso alla base. Lo sfondo giallo-arancio è rivestito da un reticolo giallo intenso che presto diventa rosso intenso. A maturità i colori diventano
più cupi volgendo al bruno-porpora. bluastro se appena sfiorato.
Carne
Inizialmente soda ma presto tenera e spugnosa, gialla,
rosso-carminio persistente alla base, subito azzurra all’aria e poi lentamente rosso-cupo ed infine grigio-verde pallido. Odore fruttato, sapore leggermente acidulo.
Habitat

Solitario o a piccoli gruppi, cresce in estate, nelle zone aperte dei boschi di latifoglie, dove più facilmente filtra il sole (xerofili), specialmente faggi e querce, generalmente non oltre i 1000 m.s.l.m.
Commestibilità:

commestibile da cotto (*** vedi nota)

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 Boletus rhodoxanthus

 

Cappello: fino a 20 cm, inizialmente emisferico poi più espanso, da bianco giallo a bruno chiaro con sfumature rossastre, alla pressione giallo bruno sporco, superficie un po' feltrata, tomentosa, poi liscia.
Tubuli: piuttosto corti, giallo verdi, poi blu-verdi.

Pori: piccoli, arrotondati al gambo, da giallastri a rossi. Alla pressione blu verdastri.
Gambo: 6-12 x 3-5 cm, ingrossato al centro e quasi cilindrico, nella parte superiore color giallo oro ricoperto da un sottile reticolo rosso, nellaparte inferiore il reticolo si dissocia formando quasi una pruina feltrata punteggiata. Superficie sottoimeniale giallo scuro.

Carne: giallo limone o giallo oro nel giovane. AI taglio diventa blu soprattutto sotto i tubuli e vicino al gambo, molle, sapore e odore non molto
forti.

Spore: giallo olivastre in massa.

Habitat: boschi di latifoglia. Da giugno a settembre.

Commestibilità:

commestibile da cotto (*** vedi nota)

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Cosa fare se.!!!!!

 

Una piccola guida  che tratta di tutte quelle situazioni particolari che si possono verificare quando si và in montagna.

 

  

Per prima cosa sarebbe opportuno  munirsi di una cassetta di pronto soccorso o un piccolo marsupio da

portare in auto. La dotazione indispensabile ,di norma  presente in tutte le abitazioni è:

Guanti sterili monouso.

Disinfettante ,o salviettine monodose  disinfettanti.

Compresse di garza sterile

Rete elastica

Cerotti di varie misure

Rotolo di cerotti

Lacci emostatici

Pomata per punture di insetti  e scottature

Un paio di forbici

Una piccola cordicella

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Cosa fare se…..

..si verifica una puntura di zecca

Provare ad indurre la zecca a staccarsi  sfiammandola con un accendino,se l’operazione riesce togliersela di dosso.

Nel caso contrario con una pinzetta, senza alcuna aggiunta, (olio o altro liquido indurrebbe la zecca a difendersi e a riversare nel corpo della persona sostanze poco gradite), afferrare la zecca e ruotarla in senso antiorario (come se si svitasse una vite). Assicurarsi, dopo tale operazione, che la testa della zecca sia stata sicuramente asportata. Disinfettare se c'è la possibilità, lavare con acqua fresca, garantire al ritorno un controllo sanitario

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Cosa fare se…..

….si perde l'orientamento
Specialmente nelle giornate senza sole il rischio è grande se non si conosce bene il bosco. Prima di avventurarsi con queste condizioni atmosferiche avverse, è necessario studiarsi la carta topografica, munirsi di una buona bussola, osservare la vegetazione e il rilievo lungo il cammino. In ogni caso, se si ha la sensazione di avere perso l'orientamento, è bene salire su un cucuzzolo o comunque verso l'alto per cercare di capire in che direzione dirigersi. Prima di entrare nel bosco è utile guardarsi intorno per memorizzare punti di riferimento sull'orizzonte. Il muschio delle piante esposto a Nord, spesso inganna. In caso di smarrimento e sta per sopraggiungere la notte cercare di individuare un rifugio sicuro, in caso contrario fermarsi in un luogo riparato, munirsi di bastone, se possibile accendere un fuoco, prendendo tutte le precauzioni per evitare rischi di incendio ed attendere con pazienza l'alba.  

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Cosa fare se…..

si verifica un incidente
Solitamente i motivi sono: limitata efficienza fisica, imprudenza, mancanza di esperienza, disattenzione, equipaggiamento non idoneo, scivolata su sentiero.
Se trattasi di traumi dei muscoli il dolore è forte. La terapia è quella del riposo, coadiuvata da impacchi di acqua fredda.
Se ci sono traumi ossei il dolore è anche forte, aumenta al minimo movimento, inoltre subentra il gonfiore. Non resta altro che steccare l'arto interessato con mezzi di fortuna, e organizzare l'mmediato trasporto in ospedale. Per traumi di una certa gravità non toccare il ferito, coprirlo adeguatamente e offrirgli assistenza psicologica, mentre uno del gruppo allerta il 118.
Per piccole ferite con fuoriuscita di sangue, lavare la ferita, disinfettarla e bendarla, garantire in giornata il controllo sanitario
 

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Cosa fare se…..

si verifica un morso di vipera

 


Per evitare rischi, non sdraiarsi sull'erba in modo incauto, non fiancheggiare briglie, muri a secco, muraglie di pietra, cataste di legna, rive di corsi d'acqua o stagni; prima di sedersi sui sassi, pietre, tronchi, ceppaie, ecc. ispezionare accuratamente il luogo. In caso di morso di vipera, sulla pelle si notano due forellini circondati da un alone rosso che con il tempo diventano violacei, distanziati 6-8 mm, da cui fuoriesce sangue misto a siero. Steccare l'arto per immobilizzarlo, tenere calmo l'infortunato, praticare un taglio e succhiare la ferita solo se si è esperti in questa pratica o se si possiedono adeguate competenze di pronto soccorso, chiamare il 118, allertare con ogni mezzo il più vicino ospedale.

La distribuzione della Vipera nella Sicilia orientale rimarca per sommi capi le estese elevazioni orogenetiche di questa parte di territorio geografico. Dai dati raccolti si riferiscono a osservazioni o reperti al di sopra dei 500 metri sul livello del mare. La Vipera nella Sicilia orientale è quindi una specie altocollino montana di norma assente dalle pianure alluvionali costiere (Piana di Catania, Piana di Gela), rara negli ambienti collinari al di sotto dei 500 metri. A differenza della Sicilia occidentale appare assente dalle zone costiere anche se dovrebbero essere controllati alcuni presunti ritrovamenti di Vipere (?) nella costa settentrionale del siracusano di recentissima acquisizione (Turrisi in verbis, estate 1995).
Non esiste un habitat preferenziale della Vipera nella Sicilia orientale anche perché mostra di essersi adattata agli ambienti ove è presente.

Sui Nebrodi vive al limitare dei boschi meglio se latifoglie con presenza di fitti arbusteti e vegetazione erbacea spesso solcata da piccoli corpi d'acqua. E' in questi ambienti che si apposta per la caccia a microroditori quali arvicole, topi selvatici e topi quercini: il rifugio è spesso ubicato nelle vicinanze e ciò è importante, in caso di pericolo, per un serpente abbastanza lento rispetto ai velocissimi colubri. Altrimenti, nell'impossibilità di raggiungere un riparo, l'Aspide resta immobile confidando nelle proprietà criptiche della sua livrea. Sui Nebrodi è più facile incontrarla tra i 1000 e i 1300 metri.

Sull'Etna un tempo era diffusa anche a basse quote: oggi  a causa dell'eccessiva antropizzazione, al di sotto dei 500 metri sia praticamente assente. La si incontra nei coltivi specializzati quali vigneti o meleti spesso vicino ai muretti a secco che fanno da recinzione, nella vegetazione a ginestre delle rocce laviche al limitare dei boschi o immediatamente entro essi. I fungari etnei la temono molto e sanno anche i luoghi ove essa è più numerosa. E' diffusa tra i 700 e i 1000 metri ma la sua presenza nel comprensorio etneo è frammentaria.

Sugli Iblei è più presente nel tavolato interno tra le rade sugherete della parte occidentale e i boschi attorno a monte Lauro. Non sembra essere comune, anzi direi che è piuttosto rara, all'interno delle famose "cave" ( e ciò sorprende giacché in ambienti simili alle "cave" iblee quali le "gravine" del tarantino e del materano la Vipera dell'Hugy è invece comune come si rileva in Stergulc, (1986: p.46), che, al contrario, ospitano una ricchissima fauna erpetologica. Evidentemente all'interno di questi grossi complessi geologici non trova il microclima ideale per un rettile ovoviviparo qual essa è. Sorprende invece la presenza della Vipera all' interno delle coltivazioni ad agrumeto dei dintorni di Francofonte: bisognerà valuta,re se la presenza non lontana di un complesso boscoso a querceto solcato a fondovalle dal torrente Costanzo abbia favorito l'espansione del rettile nell' agrumeto o se si tratta di una presenza occasionale.
Per i Peloritani  l' Aspide non dev'essere comune in questa catena montuosa accidentata: le uniche informazioni positive  raccolte la danno presente nei fondovalle pietrosi con
vegetazione bassa e sparsa che fa da corollario alle fiumare attorno alla gigantesca mole del monte Scuderi.

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Cosa fare se…..

… arriva un temporale improvviso
Per il rischio di fulmini evitare di sostare vicino ad alberi, specialmente se emergono dal bosco e se isolati sulle alture. Fermarsi lontano dalle piante. Evitare di usare ombrelli con la punta di metallo. Raggiungere luoghi di rifugio, strutture usate da boscaioli, pastori, agricoltori, senza arrecare danni alle cose. Evitare ripari lungo i corsi d'acqua.

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Cosa fare se…..

… arriva la nebbia

La nebbia è composta da goccioline d'acqua sospese, , che diffondono ,cioè deviano, la luce in tutte le direzioni. Più la nebbia è densa e più il raggio luminoso viene deviato. Improvvisamente la visibilità si riduce in maniera notevole, la strada sembra scomparire dileguandosi nel nulla, i suoni si smorzano e il paesaggio circostante sparisce come se ci trovassimo immersi in una dimensione diversa. La nebbia provoca sensazioni strane e contrastanti in ognuno di noi.Per tale motivo si consiglia  di aspettare con pazienza,spesse volte si dirada nel giro di mezz’ora.In caso contrario facendo mente locale sulla morfologia del terreno cercare di raggiungere il luogo più alto.  

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Cosa fare se…..

si sviluppa un incendio
Spegnerlo, solo se di piccolissime dimensioni, altrimenti allontanarsi velocemente dal luogo seguendo una direzione controvento ed allertare il servizio antincendio, chiamando il numero 115 oppure il numero 1515. Se non si trova un telefono, raggiungere la strada più vicina e dare l'allarme tramite automobilisti di passaggio

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si verifica una puntura di insetti
Spalmare un antistaminico nella zona della puntura, in mancanza strofinarvi foglie di piantaggine lanceolata (Plantago lanceolata)

 

Se possibile rinfrescare la parte dolorante con acqua fredda di sorgente o con quella  della borraccia.

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Cosa fare se…..

c'è la presenza di processionaria

 

 

Evitare di sostare sotto le piante infestate da tale parassita, che si riconoscono per la presenza dei nidi sericei pieni di bruchi (grosse ragnatele di forma globosa). Non toccare il nido o la stessa processionaria, contiene un liquido e peli urticanti, evitare di inalarli. Per distruggere i bruchi bisogna bruciarli, con precauzione, senza venire a contatto diretto con i parassiti. In caso di contatto lavare abbondantemente con acqua e sapone la zona d'urto.Fare attenzione a non strofinarsi  gli occhi  ,conseguenze più gravi si hanno quando i peli o frammenti di essi, giungono a contatto con l’occhio, la mucosa nasale, la bocca o peggio ancora quando penetrano nelle vie respiratorie e digestive

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Consigli per la raccolta dei Funghi epigei

 

  1. Impara a conoscere i funghi
  2. Informati preventivamente sulle norme che regolano la raccolta
  3. Indossa indumenti adatti quanto ti rechi nel bosco
  4. Raccogli e consuma solo i funghi che hai sempre consumato. Un fungo dubbio va’sempre scartato-
  5. Rivolgiti per il controllo all’Ispettorato Micologico presente in ogni A.S.L Non fidarti di “esperti”presunti.
  6. Anche se commestibili, raccogli gli esemplari in buono stato ed interi e non tagliandoli alla base

(questo ne facilita il riconoscimento).

  1. Deposita i funghi raccolti solo ed esclusivamente in contenitori rigidi ed areati non usare mai buste di plastica ne rastrelli, uncini o similari.
  2. Anche se commestibili evita di mangiarne in quantità eccessive, consumali sembre ben cotti e preferibilmente in giornata.
  3. Quanto sei nel bosco, rispettalo, non calpestare i funghi (qualsiasi specie), evita schiamazzi che disturbano la fauna e prevedi i repentini cambiamenti del tempo in montagna.
  4. Limitare la raccolta ai quantitativi di funghi necessari al consumo "risparmiando" gli esemplari troppo giovani e di piccole dimensioni (non hanno ancora prodotto i loro "semi") ed evitare quelli troppo vecchi o ammuffiti
  5.  Non trasportare insieme funghi commestibili e funghi .

  6. Non danneggiare i funghi velenosi o quelli che non si conoscono. Essi svolgono indispensabili funzioni per il mantenimento dell'equilibrio biologico del bosco

  7. Non fidarsi del riconoscimento fatto esclusivamente con le tavole o con le foto di libri di funghi

  8. Non raccogliere i funghi, neanche se commestibili, che crescono lungo le strade, nelle discariche o in altri luoghi potenzialmente inquinati. Il fungo è una spugna che assorbe tutto quello che è presente nell'ambiente circostante

    Accessori consigliati                                                                                                    Indice

  

 

AVVERTENZE SUL CONSUMO DEI FUNGHI
I funghi considerati commestibili dovranno essere conservati in contenitori rigidi e aerati e mantenuti in luogo fresco.
Il consumo e le operazioni di conservazione dovranno avvenire nel più breve tempo possibile con l'osservanza delle eventuali modalità di utilizzo impartite degli esperti (cottura prolungata, ecc.)


Si sconsiglia di consumare funghi:
1) in caso di dubbio;
2) in grandi quantità e in pasti ravvicinati;
3) crudi (ad eccezione delle pochissime specie che si prestano all'uso) o non adeguatamente cotti. La maggior parte dei funghi mangerecci provocano disturbi o avvelenamenti se consumati crudi o poco cotti;
4) alle donne in gravidanza o in allattamento;

5) alle persone con intolleranze verso particolari alimenti, farmaci o che soffrono abitualmente di disturbi allo stomaco, fegato, intestino, pancreas, senza il consenso del medico;
6) ai bambini e a persone anziane Nella malaugurata ipotesi di insorgenza di disturbi dopo il consumo di funghi:
- recarsi immediatamente all'Ospedale al primo sospetto o ai primi sintomi di malessere;
- tenere a disposizioni eventuali avanzi del pasto e dei funghi consumati;
- fornire le indicazioni utili per l'identificazione delle specie fungine consumate e del loro luogo di raccolta. Si ricorda infine che: non esistono metodi, ricette, oggetti, ortaggi, metalli od altro, in grado di indicare la tossicità del fungo.
L'unico metodo sicuro per stabilirne la commestibilità è quello di classificarlo, sulla base delle sue caratteristiche, come appartenente a specie di comprovata commestibilità.
Al minimo dubbio rivolgetevi all'Ispettorato Micologico dell'A.S.L

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Consigli per la conservazione dei funghi

Funghi sott'olio o sott'aceto
• Usare solo funghi giovani e sani. Lasciare interi quelli piccoli e tagliare a pezzi quelli più grandi.
• Pulirli e lavarli accuratamente.
• Scolarli e lasciarli asciugare bene.
• Preparare una miscela di due terzi di aceto e un terzo di acqua, sale quanto basta. Quando bolle gettarvi i funghi e lasciarli almeno 10 minuti.
• Scolare bene e lasciar raffreddare i funghi.
• Metterli in vasi perfettamente puliti, riempiti in parte di olio d'oliva ed eventualmente una foglia di alloro.
• Colmare bene il vaso di olio, assicurandosi che non ci siano bolle d'aria.
• Chiudere i vasi utilizzando coperchi nuovi.
• Conservare in luogo fresco e al buio. Consumare in breve tempo.

Per la conservazione sott'aceto sostituire l'olio di oliva con una miscela di acqua e aceto. Ricordare che la grande quantità di aceto usata nella cottura ha lo scopo di abbassare il pH dei funghi e quindi di allontanare il pericolo di botulino dalle conserve casalinghe. In tutti i casi al momento dell'utilizzo dei funghi controllare che il tappo non sia gonfio, che il prodotto non abbia cattivi odori e che non sia fermentato

L'essiccazione
È il tipo di conservazione più usato. I funghi, già puliti, si tagliano a fette grosse, che vanno poi disposte su telai a rete con maglie piccole. I telai vanno sistemati al sole o, meglio, all'ombra in corrente d'aria asciutta. Se il tempo è piovoso, si possono utilizzare degli essiccatoi elettrici che si trovano in commercio. Assolutamente da evitare è l'uso del forno domestico, nel quale i funghi tendono a disidratarsi molto in fretta, diventano scuri e perdono completamente il loro profumo. In conclusione, per avere degli ottimi e profumati funghi secchi è bene che l'essiccazione sia effettuata all'aria asciutta o al sole, che sia lenta e costante, che le fette siano sempre ben distanziate, ben aereate e girate di frequente. Dopo l'essiccazione, è fondamentale conservare i funghi in freezer, per mantenere intatto il colore bianco del fungo e per evitare infestazioni di larve.

La congelazione
Ci sono due sistemi:
• Pulire perfettamente i funghi e congelarli a fette, in modo da poterli cucinare subito senza scongelarli.
• Precuocere i funghi puliti e affettati, senza condimento. Una volta freddi, possono essere messi in contenitori e congelati fino al loro utilizzo. Quando si scongelano, aggiungere il condimento e concludere la cottura.
Va detto che i funghi congelati freschi e interi sono
molto belli, ma perdono alcune delle loro caratteristiche organolettiche

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Cos’è il BOTULINO

 

Clostridium Botulinum è sempre stata una tossina molto attiva, responsabile di vari avvelenamenti naturali, causati dall'ingestione di cibi conservati e contenenti questo bacillo, che, allo stato di spora, mostra notevole resistenza nei confronti degli agenti fisici e chimici, infatti sopporta l'ebollizione per 3-4 ore e la temperatura umida di 105 gradi per 100 minuti. Di solito i cibi nei quali si sia sviluppato il Clostridium Botulinum sono a base di carne o di vegetali, affumicati, salati o conservati in scatola, e ingeriti senza cottura o dopo cottura insufficiente. Il Europa i cibi che più spesso sono responsabili di botulismo sono le salsicce, le carni in scatola, il prosciutto, lo storione e il salmone, mentre in America sono accusati i fagiolini, le pere, le albicocche, le olive nere, i piselli, gli spinaci in scatola. Comunque, qualsiasi cibo può provocare il botulismo; è tuttavia abbastanza noto il fatto che le conserve di pomodoro, in virtù della loro acidità e dei metodi di preparazione, si prestano poco all'attecchimento e allo sviluppo del Clostridium Botulinum. Gli alimenti liquidi o semisolidi e le conserve sono inquinati in massa, mentre i solidi possono essere modificati e "attaccati" solo in parte. Oggi, comunque, la tossina botulinica si utilizza non solo per curare alcune malattie oculistiche e neurologiche, ma anche per intervenire sulle rughe.: la tossina viene infatti trattata, è eliminata la parte tossica, e ciò che si ottiene è preparato in soluzione, dopo di che si inietta in piccole quantità per eliminare le rughe sotto gli occhi e sulla fronte. Si realizza un blocco momentaneo delle terminazioni  nervose destinate a far contrarre i muscoli, fermando in questo modo, la formazione delle rughe. Le iniezioni sono 3 per ogni zona che sia al lato di un occhio e 6 sulla fronte. Non è necessaria l'anestesia e si possono apprezzare i risultati già nella prima settimana. Il botulino può essere utilizzato per diminuire la sudorazione delle ascelle, quando sia eccessiva, perché, iniettandone dosi minime nella zona interessata, in 6-8 giorni il problema va incontro ad una soluzione, almeno parziale. La durata del trattamento è di 5-7 mesi

 

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Numeri utili

 

Centro antiveleni

Catania    tel                         800-410-989

Messina   tel.                        090/2212451

Antincendio boschi             1515

Carabinieri                          112

Polizia                                  113

Telefono azzurro                114   

Vigili del fuoco                   115

Guardia di Finanza           117

Emergenza sanitaria         118

Soccorso ACI                    803116

Guardia Costiera               1530

CIS Viaggiare informati   1518

Carabinieri Ambiente  800253608

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