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Vademecum Del Fungaiolo allo scorretto uso ed utilizzo delle risorse delle nostre montagne. Altresì come guida tascabile con numeri telefonici utili e per riconoscere i principali funghi e frutti del sottobosco e i metodi corretti per la loro raccolta . Vi sono inseriti anche consigli su situazioni che si possono verificare in montagna,consigli sulla conservazione ed alcune norme di pronto soccorso Le schede micologiche sono state redatte dal micologo R.Pagano le altre informazioni sono state tratte da siti web specialistici |
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-I funghi più raccolti nel territorio Etneo -Le principali specie tossiche -I Boleti a pori rossi(Mussi Voi) -Avvertenze sul consumo dei funghi Consigli per la conservazione dei funghi
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I FUNGHI più
RACCOLTI NEL Diverse
e numerose sono le specie di funghi raccolti sulle pendici del nostro
vulcano. Alcune, oltre ad avere un interesse meramente culinario,
presentano una importanza non irrilevante per le economie locali. Di
seguito riportiamo soltanto alcune delle specie più ricercate ed
apprezzate, dando, per ognuna di loro, una sommaria descrizione. Quanto
sarà successivamente detto ha lo scopo di dare un idea generale di quali
sono i caratteri macroscopici tipici e più facilmente identificabili dal
raccoglitore neofita. Si fa comunque affidamento al buon senso di ciascuno
di voi, invitando tutti a non
giocare al “raccoglitore di funghi” e soprattutto a consumare gli
stessi solo dopo un accurato controllo da parte di un esperto micologo. Delle quattro specie comunemente denominate “porcino” soltanto tre
crescono e vengono normalmente raccolte sull’Etna. Queste sono: |
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Nome scientifico: Boletus edulis Bull.:Fr . Nome
italiano: Porcino. Nome
siciliano: Testa di fau. |
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Nome
scientifico: Boletus
aereus Bull.:Fr. Nome
italiano: Porcino nero. Nome
siciliano: Testa niura. Cappello da 5 a 25 (30) cm, molto carnoso, sodo, prima emisferico e poi
convesso; cuticola normalmente asciutta, non viscosa nemmeno a tempo
umido, finemente tomentosa nei giovani esemplari, di colore tipicamente
marrone scuro fin quasi al nero. Tubuli a lungo bianchi, poi giallastri,
infine verdognoli. Pori da bianchi a giallo-verdastri. Gambo 7-15 x 3-10
cm, duro, massiccio, da obeso a bulboso a cilindrico, di colore ocra o
bruno ocra, ricoperto nella parte superiore (fino a 2/3) da una fine
reticolo, concolore al gambo stesso. Carne soda e compatta sia nel giovane
sia negli esemplari adulti, bianca, non colorata sotto la cuticola,
immutabile all’aria, odore e sapore gradevoli. Cresce sotto latifoglie (prevalentemente quercia e castagno), dall’estate all’autunno. Contrariamente al B. edulis predilige gli ambiente più termofili. |
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Nome scientifico: Boletus aestivalis (Paulet)Fr. Nome
italiano: Porcino. Nome
siciliano: Testa russa. Cappello da 5 a 20 cm, carnoso, sodo, poi molle, emisferico poi
convesso; cuticola finemente vellutata, mai viscosa, a volte screpolata
con il tempo secco, di colore uniforme, assai variabile, dal nocciola
all’ocra al bruno più o meno scuro. Tubuli bianchi, poi giallastri
infine verdognoli. Pori dello stesso colore dei tubuli. Gambo 5-20 x 4-8
cm, carnoso e robusto, di forma variabile, obeso, cilindrico, spesso
incurvato, a volte radicante, di colore dal nocciola pallido al bruno,
ricoperto fin quasi alla base da una fine reticolo dello stesso colore
dello sfondo. Carne soda e compatta nel giovane poi molle, bianca, appena
brunastra sotto la cuticola, immutabile all’aria, odore e sapore
gradevoli. |
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Nome scientifico: Amanita caesarea (Scop.:Fr.) Pers. Nome italiano: Ovulo buono. Nome siciliano: Funciu d’ovu. Cappello da 8 a 20 cm, carnoso, prima emisferico poi ovoidale, infine espanso, fin da piccolo con evidenti striature al margine, di un bel coloro rosso arancio o giallo arancio. Lamelle fitte, libere (non toccano il gambo), di colore giallo dorato. Gambo da 8 a 15 cm, carnoso, giallo come le lamelle; anello membranaceo, lungamente striato, giallo. Volva ampia, alta, a sacco, libera dal gambo, bianca. Carne bianca, gialla lungo la linea perimetrale. Cresce soprattutto sotto castagni e querce in zone calde. Estate – autunno. Si ricorda che è vietata la raccolta del fungo giovane, cioè quando si presenta ancora sotto forma di uovo, tanto per motivi ecologici che sanitari. Infatti in questo stadio di crescita le spore non sono state ancora liberate, ma soprattutto, può essere confuso con la mortale Amanita phalloides. |
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Nome scientifico: Macrolepiota procera (Scop.:Fr.) Singer Nome italiano: Cappellino, mazza
di tamburo. Nome siciliano: Funciu i coppu. Cappello da 10 a 25 (30) cm, dapprima ovoidale o quasi sferico, alla
fine aperto, con ambone centrale, di colore brunastro, rivestito da larghe
squame irregolari più scure. Lamelle numerose, fitte, irregolari, bianche con riflessi carnicini.
Gambo slanciato, lungo fino 30 – 40 cm, cilindrico, cavo, fibroso,
bulboso alla base, ornato da zebrature brunastre. Anello doppio, vistoso,
quasi carnoso, tipicamente scorrevole lungo il gambo. Carne fibrosa nel
gambo, tenera nel cappello, bianca, pressoché immutabile o leggermente
arrossante all’aria. Odore e sapore di nocciola. Ubiquitario e molto comune. Estate – autunno. |
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Nome scientifico: Boletus impolitus Fr. Nome
siciliano: Funciu d’ogghiu Cappello da 5 a 15 (20) cm, emisferico poi aperto, granuloso-feltrato,
di colore giallastro-bruno-olivaceo più o meno chiaro; pori piccoli,
rotondi, giallo-solforino poi verdognoli, non viranti al tocco; tubuli da
giallo oro a giallo olivastro. Gambo 5-15 x 2-5 cm, inizialmente obeso poi allungato, senza reticolo,
di colore giallo-biancastro, sovente macchiato di rosso alla base. |
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Oltre alle specie particolarmente pregiate, purtroppo, ve ne sono
tante altre che possono essere tossiche o addirittura velenose e/o
mortali. E’ importante saperle riconoscere e soprattutto evitare
categoricamente di raccoglierle. |
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Nome scientifico: Amanita phalloides (Vaill.:Fr.) Link Nome Italiano: tignosa verdognola. |
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Nome scientifico: Amanita verna (Bull.:Fr.) Lamarck Nome Italiano: tignosa di primavera. Cappello: 3-8(10) cm,
emisferico, poi piano, leggermente viscoso, di colore bianco, margine
liscio. Lamelle molto fitte, libere dal gambo, bianche. Gambo cilindrico,
leggermente ingrossato verso la base, di colore bianco. Volva membranacea,
a sacco, bianca. Anello poco consistente, bianco. Carne bianca, odore non
distinto, poi sgradevole in vecchiaia, senza sapore particolare.
Abbastanza diffusa sotto latifoglie, ma presenta anche sotto aghifoglie.
Prevalentemente a crescita primaverile ma la si può trovare anche a
inizio estate. |
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Nome scientifico: Amanita muscaria (L. : Fr) Pers. Nome Italiano: ovulo malefico, ovolaccio. Cappello: 5-15 (25) cm,
globoso da giovane, appianato-disteso da adulto, margine finemente striato soprattutto negli esemplari adulti;
cuticola liscia, asportabile, vischiosa con tempo umido, quasi sempre
cosparsa di verruche bianche più o meno numerose, quasi piramidali, di
colore rosso-arancio, rosso vivace, rosso scarlatto. Lamelle libere,
fitte, bianche, talvolta con sfumatore giallo-crema. Gambo:
8-20(25) x 1-3,5 cm, cilindrico, attenuato all’apice, pieno, leggermente
fioccoso, poi midolloso, semi-cavo, liscio, bianco, base bulbosa
ornamentata da cercini concentrici di verruche biancastre residuati dalla
dissociazione del velo generale; anello ampio, membranoso, persistente,
bianco orlato da fioccosità bianco-giallastre. Carne
soda, bianca con sfumature giallo-arancio sotto la cuticola del
cappello. Odore nullo, sapore mite. Cresce sotto latifoglie e aghifoglie, su terreno prevalentemente acido.
Tossico |
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Sono diverse le specie appartenenti al genere Boletus che presentano dei pori di colore rosso più o meno intenso. Ne ricordiamo soltanto alcuni dei più comuni che spesso vengono
facilmente confusi tra loro: Boletus
luridus Sch.:Fr. e Boletus
erythropus Pers. (comunemente chiamati Muss’i voi), Boletus rhodopurpureus Smotlacha, Boletus rhodoxanthus (Krombhlz) Kallenbach, etc. (comunemente
chiamati Funciu lardaru). Ognuno di loro ricordiamo che sono tutti da
considerare non commestibili o tossici soprattutto se consumati crudi o
poco cotti. Tuttavia vengono tradizionalmente consumati dopo particolari
trattamenti e una lunga cottura. (*****)Commestibilità/Tossicità
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Boletus erythropusCappello
emisferico pulvinato, poi convesso appianato, cuticola adnata, vellutata
negli esemplari giovani poi glabra e screpolata con tempo molto secco,
colore marrone olivastro. Imenio:
tubuli leggermente arrotondati al margine del cappello, gialli, poi
olivastri. Pori piccoli arrotondati o leggermente angolosi, prima
giallastri poi rosso aranciati, virano al tocco. Gambo
cilindrico flessuoso irregolare, appuntito verso la base, colore giallo,
ricoperto quasi completamente da punteggiature rosse, toni bruni alla base
del gambo. Habitat:
boschi di latifoglie, ma anche aghifoglie, fine estate. Commestibilità:
commestibile da cotto (*** vedi nota) |
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Boletus luridus Sch.:Fr Cappello: 8-15 cm, emisferico, poi convesso o guancialiforme; superficie
finemente vellutata, generalmente di colore giallo ocraceo, ma anche con
tonalità più olivastre o rossastre. Imenoforo: tubuli giallo-olivastri, viranti al blu; pori arancio mattone, minuti,
di colore più sbiadito, giallastro o giallo-olivastro con la maturazione,
viranti al blu-nerastro al tocco. Tubuli: . Gambo: 8-15 × 3-5 cm, ocra-giallastro, più scuro, anche con tonalità
vinose alla base, coperto da un reticolo a maglie allungate
arancio-rossatro. Carne: soda, giallastra, fortemente virante al blu alla sezione; arancio
sotto i tubuli. Sapore e odore non significativi. Habitat: soprattutto boschi di latifoglie, spesso in luoghi
erbosi. Commestibilità: commestibile da cotto (***
vedi nota) |
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Cappello |
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Cappello:
fino a 20 cm, inizialmente emisferico poi più espanso, da bianco giallo a
bruno chiaro con sfumature rossastre, alla pressione giallo bruno sporco,
superficie un po' feltrata, tomentosa, poi liscia. Pori:
piccoli, arrotondati al gambo, da giallastri a rossi. Alla pressione blu
verdastri. Carne:
giallo limone o giallo oro nel giovane. AI taglio diventa blu soprattutto
sotto i tubuli e vicino al gambo, molle, sapore e odore non molto Spore:
giallo olivastre in massa. Habitat:
boschi
di latifoglia. Da giugno a settembre. Commestibilità: commestibile da cotto (*** vedi nota) |
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Cosa fare se.!!!!! Una piccola guida che tratta di tutte quelle situazioni particolari che si possono verificare quando si và in montagna.
Per prima cosa sarebbe opportuno munirsi di una cassetta di pronto soccorso o un piccolo marsupio da portare in auto. La dotazione indispensabile ,di norma presente in tutte le abitazioni è: Guanti sterili monouso. Disinfettante ,o salviettine monodose disinfettanti. Compresse di garza sterile Rete elastica Cerotti di varie misure Rotolo di cerotti Lacci emostatici Pomata per punture di insetti e scottature Un paio di forbici Una piccola cordicella |
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Cosa fare se….. ..si
verifica una puntura di zecca Provare
ad indurre la zecca a staccarsi sfiammandola
con un accendino,se l’operazione riesce togliersela di dosso. |
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Cosa fare se…..
….si perde l'orientamento |
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Cosa fare se….. si
verifica un incidente |
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Cosa fare se….. si verifica un
morso di vipera
La
distribuzione della Vipera nella Sicilia orientale rimarca per sommi capi
le estese elevazioni orogenetiche di questa parte di territorio
geografico. Dai dati raccolti si riferiscono a osservazioni o reperti al
di sopra dei 500 metri sul livello del mare. La Vipera nella Sicilia
orientale è quindi una specie altocollino montana di norma assente dalle
pianure alluvionali costiere (Piana di Catania, Piana di Gela), rara negli
ambienti collinari al di sotto dei 500 metri. A differenza della Sicilia
occidentale appare assente dalle zone costiere anche se dovrebbero essere
controllati alcuni presunti ritrovamenti di Vipere (?) nella costa
settentrionale del siracusano di recentissima acquisizione (Turrisi in
verbis, estate 1995). Sui Nebrodi vive al limitare dei boschi meglio se latifoglie con presenza di fitti arbusteti e vegetazione erbacea spesso solcata da piccoli corpi d'acqua. E' in questi ambienti che si apposta per la caccia a microroditori quali arvicole, topi selvatici e topi quercini: il rifugio è spesso ubicato nelle vicinanze e ciò è importante, in caso di pericolo, per un serpente abbastanza lento rispetto ai velocissimi colubri. Altrimenti, nell'impossibilità di raggiungere un riparo, l'Aspide resta immobile confidando nelle proprietà criptiche della sua livrea. Sui Nebrodi è più facile incontrarla tra i 1000 e i 1300 metri. Sull'Etna un
tempo era diffusa anche a basse quote: oggi
a causa dell'eccessiva antropizzazione, al di sotto dei 500 metri
sia praticamente assente. La si incontra nei coltivi specializzati quali
vigneti o meleti spesso vicino ai muretti a secco che fanno da recinzione,
nella vegetazione a ginestre delle rocce laviche al limitare dei boschi o
immediatamente entro essi. I fungari etnei la temono molto e sanno anche i
luoghi ove essa è più numerosa. E' diffusa tra i 700 e i 1000 metri ma
la sua presenza nel comprensorio etneo è frammentaria. Sugli Iblei è
più presente nel tavolato interno tra le rade sugherete della parte
occidentale e i boschi attorno a monte Lauro. Non sembra essere comune,
anzi direi che è piuttosto rara, all'interno delle famose
"cave" ( e ciò sorprende giacché in ambienti simili alle
"cave" iblee quali le "gravine" del tarantino e del
materano la Vipera dell'Hugy è invece comune come si rileva in Stergulc,
(1986: p.46), che, al contrario, ospitano una ricchissima fauna
erpetologica. Evidentemente all'interno di questi grossi complessi
geologici non trova il microclima ideale per un rettile ovoviviparo qual
essa è. Sorprende invece la presenza della Vipera all' interno delle
coltivazioni ad agrumeto dei dintorni di Francofonte: bisognerà valuta,re
se la presenza non lontana di un complesso boscoso a querceto solcato a
fondovalle dal torrente Costanzo abbia favorito l'espansione del rettile
nell' agrumeto o se si tratta di una presenza occasionale. |
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Cosa fare se….. … arriva un temporale
improvviso |
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Cosa fare se….. … arriva la nebbia La nebbia è composta da goccioline
d'acqua sospese, , che diffondono ,cioè deviano, la luce in tutte le
direzioni. Più la nebbia è densa e più il raggio luminoso viene
deviato. Improvvisamente
la visibilità si riduce in maniera notevole, la strada sembra scomparire
dileguandosi nel nulla, i suoni si smorzano e il paesaggio circostante
sparisce come se ci trovassimo immersi in una dimensione diversa. La
nebbia provoca sensazioni strane e contrastanti in ognuno di noi.Per tale
motivo si consiglia di
aspettare con pazienza,spesse volte si dirada nel giro di mezz’ora.In
caso contrario facendo mente locale sulla morfologia del terreno cercare
di raggiungere il luogo più alto. |
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Cosa fare se….. si sviluppa un incendioSpegnerlo, solo se di piccolissime dimensioni, altrimenti allontanarsi velocemente dal luogo seguendo una direzione controvento ed allertare il servizio antincendio, chiamando il numero 115 oppure il numero 1515. Se non si trova un telefono, raggiungere la strada più vicina e dare l'allarme tramite automobilisti di passaggio |
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si verifica una puntura di
insetti Se possibile rinfrescare la parte dolorante con acqua fredda di sorgente o con quella della borraccia. |
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Cosa fare se….. c'è la presenza di processionaria Evitare di sostare sotto le piante infestate da tale
parassita, che si riconoscono per la presenza dei nidi sericei pieni di
bruchi (grosse ragnatele di forma globosa). Non toccare il nido o la
stessa processionaria, contiene un liquido e peli
urticanti, evitare di inalarli. Per distruggere i bruchi bisogna
bruciarli, con precauzione, senza venire a contatto diretto con i
parassiti. In caso di contatto lavare abbondantemente con acqua e sapone
la zona d'urto.Fare attenzione a non strofinarsi
gli occhi ,conseguenze
più gravi si hanno quando i peli o frammenti di essi, giungono a contatto
con l’occhio, la mucosa nasale, la bocca o peggio ancora quando
penetrano nelle vie respiratorie e digestive |
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Consigli per la raccolta dei Funghi epigei
(questo
ne facilita il riconoscimento).
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AVVERTENZE SUL CONSUMO DEI FUNGHI
5)
alle persone con intolleranze verso particolari alimenti, farmaci o che
soffrono abitualmente di disturbi allo stomaco, fegato, intestino,
pancreas, senza il consenso del medico;
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Consigli per la conservazione dei funghiFunghi sott'olio o sott'aceto L'essiccazione La congelazione |
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Cos’è il BOTULINO
Clostridium Botulinum è sempre stata una tossina molto attiva, responsabile di vari avvelenamenti naturali, causati dall'ingestione di cibi conservati e contenenti questo bacillo, che, allo stato di spora, mostra notevole resistenza nei confronti degli agenti fisici e chimici, infatti sopporta l'ebollizione per 3-4 ore e la temperatura umida di 105 gradi per 100 minuti. Di solito i cibi nei quali si sia sviluppato il Clostridium Botulinum sono a base di carne o di vegetali, affumicati, salati o conservati in scatola, e ingeriti senza cottura o dopo cottura insufficiente. Il Europa i cibi che più spesso sono responsabili di botulismo sono le salsicce, le carni in scatola, il prosciutto, lo storione e il salmone, mentre in America sono accusati i fagiolini, le pere, le albicocche, le olive nere, i piselli, gli spinaci in scatola. Comunque, qualsiasi cibo può provocare il botulismo; è tuttavia abbastanza noto il fatto che le conserve di pomodoro, in virtù della loro acidità e dei metodi di preparazione, si prestano poco all'attecchimento e allo sviluppo del Clostridium Botulinum. Gli alimenti liquidi o semisolidi e le conserve sono inquinati in massa, mentre i solidi possono essere modificati e "attaccati" solo in parte. Oggi, comunque, la tossina botulinica si utilizza non solo per curare alcune malattie oculistiche e neurologiche, ma anche per intervenire sulle rughe.: la tossina viene infatti trattata, è eliminata la parte tossica, e ciò che si ottiene è preparato in soluzione, dopo di che si inietta in piccole quantità per eliminare le rughe sotto gli occhi e sulla fronte. Si realizza un blocco momentaneo delle terminazioni nervose destinate a far contrarre i muscoli, fermando in questo modo, la formazione delle rughe. Le iniezioni sono 3 per ogni zona che sia al lato di un occhio e 6 sulla fronte. Non è necessaria l'anestesia e si possono apprezzare i risultati già nella prima settimana. Il botulino può essere utilizzato per diminuire la sudorazione delle ascelle, quando sia eccessiva, perché, iniettandone dosi minime nella zona interessata, in 6-8 giorni il problema va incontro ad una soluzione, almeno parziale. La durata del trattamento è di 5-7 mesi
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Centro
antiveleni Catania
tel
800-410-989 Messina
tel. 090/2212451 Antincendio
boschi
1515 Carabinieri
112 Polizia
113 Telefono
azzurro
114 Vigili
del fuoco
115 Guardia
di Finanza
117 Emergenza
sanitaria
118 Soccorso
ACI
803116 Guardia
Costiera
1530 CIS
Viaggiare informati 1518 Carabinieri Ambiente 800253608
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