Costolina "Coscia vecchia"

COSTOLINA
Altri nomi volgari

  Costolone, Costole d’asino, Ingrassaporci, Piattello.

Taxon
  Hypochoeris neapolitana DC.
Famiglia
  Compositae
Etimologia
  Il primo termine del binomio deriva dal greco: hypò = sotto e choìros = maiale, con allusione al fatto che i maiali apprezzano le radici della pianta. Il secondo termine si riferisce al territorio di provenienza della pianta, descritta dal botanico franco-svizzero De Candolle.
Caratteri botanici
  Pianta erbacea perenne caratterizzata da un rizoma ingrossato e legnoso. Al sopraggiungere delle piogge autunnali, si sviluppa una rosetta di foglie spatolate, pennato-lobate, più o meno irsuto-scabre e prostrate (da qui il nome volgare Piattello). Dal centro della rosetta, in primavera, emergono diversi fusti (talora uno solo) che sono glauchi, ramificati, privi di foglie e glabri (all`opposto delle foglie). All`apice di questo scapo si forma un capolino di 8 x 10-12 mm, avente i fiori con petali di colore giallo intenso e gli involucri di colore rosso-porpora. I capolini a maturità producono acheni di 3-4 mm dei quali solo gli interni sono provvisti di rostro.
Habitat
  In Italia, questa specie è distribuita nelle regioni centro-meridionali, Sicilia, Sardegna e isole minori. Cresce sia nei terreni sciolti che in quelli compatti, comprese le sciare dell`Etna, dal livello del mare fino alle medie altitudini (1500 m).
Parti commestibili
  Per uso alimentare si raccolgono sia la rosetta basale sia gli scapi. La prima, in autunno-inverno, avendo cura di staccarla dal colletto, mediante una lama, in modo da consentire alla pianta di riemettere un nuovo getto nella successiva stagione. I secondi si spiccano, in primavera, quando i capolini sono ancora in boccio. Nelle parti tagliate la pianta emette, se pur non abbondantemente, un latice appiccicoso. Questa sostanza è innocua, anzi è la responsabile delle ottime qualità culinarie di questa pianta.
Uso alimentare
Lessi Minestre Frittate
  L’uso alimentare di questa pianta, nel territorio etneo, è assai diffuso. La rosetta basale (a zotta) costituisce un piatto di verdura particolarmente saporito e piacevolmente amarognolo. Queste caratteristiche organolettiche, dovute soprattutto al latice, sono ancor più evidenti quando la pianta è ancora giovane (autunno-inverno) poiché, a maturità le foglie diventano ispide, fibrose e insipide. Dopo averla mondata da eventuali foglie appassite e dalla porzione basale, si prepara lessa e condita con olio. Talora si unisce ad altre verdure meno saporite (Crespigno, Caccialepre, Lattuga alata, ecc.) per renderle più gustose. Gli scapi, che hanno un sapore più amaricante, si impiegano, dopo una opportuna sbollentatura, come gli asparagi per condire frittate. In dialetto gli scapi eduli si chiamano 'micc` î scalora' a Linguaglossa e 'scaranzizuli' a Zafferana.
Commercio
  COSTOLINA
Diffusione
  In tutto il territorio nazionale è diffuso l`uso di un’altra pianta molto affine alla nostra con lo stesso nome volgare, Hypochoeris radicata L. Tuttavia il suo uso alimentare non raggiunge l’intensità che è propria delle nostre contrade. Tra l’altro, nella maggioranza dei testi che si occupano di tradizioni fitoalimurgiche, la Costolina è spesso ignorata, POMINI (1959), invece, segnala l’uso delle giovani foglie primaverili in minestre e frittate e successivamente in insalate e in sostituzione degli spinaci. In Lombardia la Hypochoeris radicata è, tuttavia, apprezzata insieme alla affine Hypochoeris maculata L (Costolina macchiata) la quale però ha un sapore più acre. Ambedue si trovano sui mercati cittadini. Nella Lunigiana si usa cuocere la Costolina come gli spinaci per preparare le classiche torte salate. In Puglia si mangia cotta, condita con olio oppure saltata in padella. Anche in Francia la Costolina è cercata come erbaggio con il nome di “Salade de porc”.
Osservazioni
  - Sul nome dialettale I nomi dialettali etnei attribuiti a Hypochoeris neapolitana, a nostro avviso, hanno bisogno di una breve considerazione semantica. In una vasta porzione del territorio etneo la pianta è chiamata 'Cosc`î vecchia' con il significato di 'cosce di vecchia'. Tale accostamento è assolutamente inconcludente; non v`è nulla nell`erbaggio che possa ricordare le gambe, tanto meno quelle delle donne anziane. E’, invece, probabile che tale denominazione sia corruttela di un altro termine dialettale, che nel settore nord-occidentale è riferito alla stessa pianta. Essa, infatti, è chiamata 'Cost` î vecchia' o con denominazioni simili ('Costa-vecchia', 'Costa ri vecchia') termini che si traducono in Costola di vecchia. Questa locuzione è riferita a un evidentissimo carattere: le sue foglie presentano la nervatura mediana assai prominente che ricorda l`affioramento delle costole umane della gabbia toracica, carattere, questo, che si rende più evidente con il sopraggiungere dell`età senile. Il riferimento al sesso femminile è dovuto probabilmente a quello della pianta che è anch’esso femminile. Tale glottogenesi trova efficace conforto nell`esistenza di vari nomi volgari che sono attribuiti a questa entità e alla affine Hypochoeris radicata: Costolina, Costolone e Costole d`asino. - La Costolina liscia Nel territorio etneo esiste anche una specie affine alla Costolina. Si tratta della Costolina liscia (Hypochoeris glabra L.) che differisce dalla precedente perché annuale e per le foglie prive di peli, attributi, però, poco significativi per chi si accinge a raccogliere la pianta. Le foglie glabre, infatti, non sono sempre tali e la durata di un anno o la perennanza sono irrilevabili sul campo. Gli erborinatori, quindi, confondono la Costolina liscia con la Costolina raccogliendo entrambe senza alcuna discriminazione. Tuttavia, questo non rappresenta un danno poiché i due erbaggi hanno le stesse caratteristiche organolettiche. - Le galle mangerecce In alcune contrade etnee esiste una tradizione fitoalimurgica singolare: le galle provocate da un insetto negli scapi fiorali delle due Costoline (Hypochoeris neapolitana e H. glabra) sono considerate commestibili. Le galle o cecidi, com`è noto, sono escrescenze prodotte dalle piante in seguito all`ovodeposizione di un animale parassita. Questi induce la formazione della galla per assicurare la sopravvivenza della sua progenie; infatti i nuovi nati trovano all`interno della galla protezione e nutrimento. Nel nostro caso le galle hanno un aspetto allungato a forma di salsicciotto e sono dette 'cucummaru' a Nicolosi, 'cucúmmareddu' o 'cucuzzedda' a Ragalna e 'cazzicatummuli' a Zafferana. I primi tre nomi alludono chiaramente alla loro forma che è simile al cetriolo o alla zucchina; l`ultimo, invece, non sembra avere attinenza che si possa spiegare. I 'cucummareddi' (o in altro modo chiamati) vengono raccolti dai locali per essere consumati crudi o cotti e hanno un sapore molto dolce.
Nomi dialettali
Adrano: Cosc`î vecchia
Belpasso: Cosciavecchia 
Biancavilla: Cosc`î vecchia
Bronte: Costavecchia, Cost`î vecchia
Castiglione: Cost`î vecchia
Linguaglossa: Cosc`î vecchia, [Micc`î scalora]
Maletto: Cost`î vecchia
Milo: Cosc`î vecchia
Nicolosi: Cosc`î vecchia [Cucummareddu]
Pedara: Cosc`î vecchia
Ragalna: Cosc`î vecchia, [Cucummareddu]
Randazzo: Costa ri vecchia, Cost`î vecchi
San Giovanni: Cosc`î vecchia
Santa Venerina: Cosc`î vecchia
Zafferana: Cosc`î vecchia, [Scaranzinzuli, Cazzicatummuli
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