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gastroenterologi considerano i funghi la «cartina di tornasole», ovvero la prova del nove, della perfetta funzionalità individuale dell'apparato digerente in generale e della funzione epatica in particolare. E la ragione di ciò sta in una prerogativa di tutti i funghi, anche i più commestibili, che consiste in un sia pur lieve potenziale di tossicità e difficile digeribilità degli stessi. Come dire: chi riesce a digerire i funghi «ha uno stomaco di ferro».
Premesso, infatti, che i funghi stessi hanno una composizione complessa a seconda della specie e del terreno in cui spuntano, essi formano una classe speciale sia dal punto di vista botanico, che da quello chimico-alimentare. Non contengono grassi, ma possiedono un discreto valore proteico (5% circa) e vitaminico e risultano assai più nutrienti dei legumi verdi. E se la loro digeribilità è, per l'appunto, piuttosto faticosa, bisogna porre tale caratteristica sia all'alto contenuto di cellulosa come pure alla maniera di cucinarli.
Ed è proprio sulla digeribilità che s'innesca uno dei problemi strettamente connessi con quello che rappresenta la sequela più blanda della ingestione dei funghi medesimi: il semplice indigesto, che ha come sintomi un bruciore allo stomaco accompagnato nella maggior parte dei casi a gastralgia, e ad un lieve malessere generale. Tutti sintomi, questi, che scompaiono generalmente a seguito di qualche antiacido e di qualche detossicante. Poi c'è la tossicosi da funghi: vomito incoercibile, malessere generale, vertigine, prostrazione più o meno profonda. Meglio il ricovero in ospedale, anche nel dubbio che possa essere qualcosa di più e cioè un avvelenamento. L'una e l'altra di tali espressioni patologiche, specie in un soggetto piuttosto psicolabile e in chi si è abbandonato nella ingestione di funghi con un certo grado di paura, può scatenare un vera e propria crisi di panico, che si riscontra assai spesso in seno ai pronto soccorso e che sortisce l'effetto di aggravare la sintomatologia, specie quella del vomito a seguito del sopraggiungere appunto di una somatizzazione a livello viscerale. Ben altra cosa l'avvelenamento: esso accomuna i sintomi avanti descritti con altre manifestazioni di particolare gravità tra cui l'obnubilamento dei sensi e le allucinazioni. I micologi al riguardo avvertono: il 99% degli avvelenamenti nel nostro territorio è da addebitare a un fungo che viene raccolto con molta frequenza dagli amatori: si tratta del cosiddetto «musso di voi» che si presenta sotto le mentite spoglie di un fungo commestibile, che ha le lamelle rosse, che appartiene alla famiglia dei «luridi», che è assai gradito al palato ma che in effetti non è compreso nella lista dei funghi commestibili, essendo esso altamente tossico pur appartenendo alla famiglia dei porcini. A nulla spesso valgono i provvedimenti piuttosto empirici per rimuovere tale pericolo: come a esempio il bollirlo e ribollirlo più volte gettando ogni volta l'acqua che residua. Specie in un bambino, o in un anziano e in una gravida gli effetti possono risultare esiziali.
Terrorismo contro i funghi, dunque? Assolutamente no: solo l'invito alla prudenza, diffidando dai venditori improvvisati e anche dai parenti e amici che presumono di essere intenditori. Infine, in presenza - come già detto - di sintomi persistenti ricorrere in ospedale dove i medici, specie in presenza di residui alimentari, potranno individuare il tipo di funghi e interpellare i micologi dell'Asl e se occorre anche i centri antiveleno per le misure del caso, ivi compresi gli antidoti.
ANGELO TORRISI Da la sicilia del 25.09.2005